RITO E CERIMONIA

 

Se penso al rito ed alla cerimonia, ciò che mi viene in mente è un parallelismo tra forma e sostanza, fisico ed essenza, figura ed ombra; in questo binomio il rito è sicuramente ciò che percepiamo come sostanza e la cerimonia come forma. La Genesi offre un esempio quando parla della creazione dell’uomo (se rito e cerimonia ci danno una creazione perchè non guardare alla prima creazione realizzata) “Lo creò a sua immagine e somiglianza”. Il testo ebraico non dice proprio “immagine e somiglianza”, ma utilizza un termine che suona pressappoco così: “Zelem”; questo termine assomiglia più alla nostra parola “ombra”. Il passo e molto oscuro e certamente non ci facilita il compito d’interpretarlo, ma sembra quasi voler indicare quella parte della creazione non essenziale, ma effettiva, che nasconde l’insidia dell’immagine, apparentemente necessaria, ma così ingannevole. Se si parla di ombra, ciò che viene in mente è che è oscura e attrae lo sguardo più dell’immagine stessa, essa è misteriosa e più avvolgente della realtà così palese e luminosa, ricorda il mito della caverna riportatoci da Platone.
Come in alto così in basso, ogni creazione ha un lato luminoso ed un lato oscuro; Adamo ci mostra come sia tentatrice l’ombra della creazione e a cosa porti identificare l’atto creativo con l’ombra: si decade, la nostra forma sarà perfetta, ma saremo sempre più lontani dall’essenza. Accade così anche in qualsiasi rito, spesso, l’inesperto, da più importanza alla forma che all’intenzione, la sua creazione sarà quindi un ombra, corpo senz’anima o altrimenti darà più importanza all’intenzione trascurando la forma, ottenendo energia inespressa; non a caso in ogni forma magica si cerca di muovere quanti più corpi possibile nell’esecuzione di un cerimoniale (rito): lo spirito, l’emotività, la mente ed il fisico (tramite il movimento).
In tutte le pratiche esoteriche si richiede molto esercizio prima di raggiungere un qualsiasi risultato, prendiamo ad esempio lo yoga: inizialmente ci si dedicherà alle posture (asana) scomode e difficili da mantenere, poi, quando ci si sarà impratichiti, si passerà alla respirazione (pranayama), per poi passare alle pratiche esoteriche vere e proprie di risveglio interiore. Ora, se lo yoga fosse solo una tecnica fisica che mira a dare posture corrette, non avremmo una pratica esoterica, ma una ginnastica, se fosse solo una pratica respiratoria con consigli sull’alimentazione, avremmo i consigli del medico, ma la pratica esoterica è molto altro: forma più sostanza, rito più cerimonia, ombra più essenza.
In massoneria si richiede all’apprendista di stare zitto, imparare, maturare e, se possibile, ripetere correttamente, per imparare la simbologia dei gesti ci vuole molto tempo ed infatti l’apprendista rimane tale per molto tempo (tre anni), non sfruttare almeno in parte questo tempo significa perdere la fase anteriore ai primi giorni della creazione, paradossalmente, infatti, la fase più importante di un atto creativo è proprio il momento in cui non si fa nulla, poichè è lì che si sviluppa l’azione in potenza. Quando si diventa compagni si entra nel vivo del rito per renderlo vitale da maestri.
Sembreranno forse divagazioni e ci si potrebbe chiedere: ma in fin dei conti dove sta la differenza tra rito e cerimonia? Direi che esiste la stessa differenza che passa tra i raggi solari ed il sole, apparentemente sono due cose diverse, hanno due nomi diversi, ma a conti fatti sono inscindibili, quasi fossero una cosa sola. Pensiamo all’opera del mago, dell’alchimista e di ogni esoterista, tutti portano il molteplice all’unità, per chi pratica il due deve essere 1, cerimonia + rito sono 2 ma devono essere visti come 1 creazione. Non possiamo compiere un lavoro di unificazione se già in partenza denominiamo in maniera differente. Alcune volte questa unità viene percepita per istinto quando a guidarci è l’amore, pensiamo ad esempio ad un figlio: quando lo guardiamo pensiamo all’atto fisico che lo ha reso possibile? O ai sentimenti che lo hanno vivificato? Oppure si vedrà l’opera, il figlio.
Certamente ora si comprenderà perchè la creazione è opera dell’iniziato e solo un altro iniziato capirà ciò che si crea, e ciò che si crea sarà composto da cerimonia più rito, gesti più intenzione, luce per alcuni, un pittoresco bighellonare tra candele ed incensi per altri che cercheranno di compilare improponibili tomi di riti improbabili: serie di corpi senz’anima.