IX

INTRODUZIONE
(Tratto da “I tarocchi Segreti dei Rosa+Croce d’Oriente ediz. Psiche2)
Approcciarsi alla traduzione di questo testo è stata un’avventura non da poco. Le prime difficoltà riscontrate nascono da come l’opera è stata concepita: non mi riferisco al francese desueto (ostacolo superabile), ma alla difficoltà di rendere una serie di nozioni, realizzate in un unico corpus, tramutandole un discorso il più possibile organico.
Il testo che stai per affrontare, caro lettore, non è il solito libro sui tarocchi: esso infatti fu concepito non tanto per la pubblicazione e la divulgazione al grande pubblico, ma come insieme di insegnamenti destinati agli appartenenti a gruppi esoterici di studiosi. L’insieme del trascritto assume quindi l’aspetto di un insieme di meditazioni che aveva il compito di instillare in ciascuno degli iniziati un idea-seme per la meditazione, che crescendo avrebbe portato i sui frutti spirituali. Ciascun iniziato avrebbe trovato in queste parole ciò che più gli era utile ed ogni passo era destinato alla discussione durante i lavori di loggia ed ai chiarimenti del caso tramite il sistema bocca – orecchio/Maestro – Apprendista.
Lontani quindi dai testi in cui s’impara la divinazione con le carte, qui respiriamo l’aria di fine Ottocento inizio Novecento in cui i circoli esoterici erano composti da grandi nomi, non certo carenti di nozioni, motivo per cui il manoscritto doveva avere particolari caratteristiche per suscitare il loro interesse e renderlo adatto al lavoro esoterico. Senza nulla voler togliere ai libri che introducono il lettore alla disciplina della cartomanzia, bisogna pur dire che già al tempo l’editoria non era certo povera di testi in tal senso, serviva, per un differente tipo di lavoro, un testo con caratteristiche ben differenti che ampliasse e sottolineasse le possibilità di questo misterioso mezzo chiamato libro di Thoth/Tarocco.
Il testo originale risultava allora ricco di descrizioni poetiche, quasi oniriche, giochi di parole, latinismi e frasi concise atte a colpire l’immaginario dell’iniziato e lasciargli spazio per trarre le sue conclusioni e le sue meditazioni.
Possiamo quindi affermare che la redazione non fu finalizzata per impartire nozioni, certezze, ma piuttosto dubbi ed idee su cui lavorare, non si rivelava una verità assoluta, ma un percorso possibile di lavoro. Il messaggio ermetico doveva stimolare l’intelletto del lettore per scuoterlo dal punto di vista emotivo per portarlo, infine, ad un’analisi spirituale, tutto questo, chiaramente veniva svolto ciascuno con i suoi mezzi e secondo le proprie capacità.
Le stesse immagini dei tarocchi risultano stravolte nella loro iconografia classica, ricche d’informazioni simbolico – visive adatte non tanto a scuotere l’aspetto stilistico artistico, ma, piuttosto, il lato spirituale ed intellettivo.
I simboli sia grafici che espressi sotto forma di parole erano appannaggio e compito degli iniziati che si sforzavano di comprenderli e di custodirli nel loro vero significato impedendo la loro mistificazione e corruzione.
Premettendo tutto ciò potrete ben comprendere le mie remore a presentare tale testo al vasto pubblico, troppo differenti sono i gusti dei “consumatori” in ambito esoterico al giorno d’oggi, ma il pensiero di poter riportare alla vita informazioni da gruppi del passato che riproponevano una tradizione occidentale non mediata da esigenze di mercato, mi tentava al punto da volermici cimentare senza certezze sulla futura pubblicazione.
Trattate quindi il presente testo come un libro recuperato in una vecchia casa, tirato fuori tra mille cose polverose mentre fuoriuscivano foto di distinti signori d’altri tempi, guardate questo documento come un reperto della passata spiritualità, leggete questo libro come un seme di ciò che ora liberamente potete fruire e godere in termini di letture, comprendete il cuore delle idee dei maestri passati che più non sono, ma che le cui vibrazioni ancora risuonano.
Non mi dilungherò oltre affinché possiate leggere voi stessi il testo e rendervi conto di quale lavoro vi si presenta e quanta strada avete da percorrere per adempiere a quello per cui foste chiamati.
Andrea Pasino
IX
LAMA DELL’EREMITA
«IL SAGGIO»
frontespizio.jpg9_Saggio.jpg 

La Lama dell’Eremita, adattata alla chiave universale della saggezza umana, si rivela con un arcano denominato: “Tarocco del Saggio”.
Il cigno maestoso si tuffa nell’onda universale delle forme, illumina con il suo viaggio attraverso il Grande Ciclo, gli spazi di ciò che è sconosciuto. Misura la lunghezza del tempo con il suo bastone da viaggiatore. Il cigno è di un candore immacolato, solenne e raccolto in se stesso, si muove silenziosamente, planando sulle acque. Sempre meditativo e dallo sguardo circolare, si muove pensieroso.
Quale grande segreto è nascosto nel silenzio di questo eremita delle acque? La sua testa posta all’inizio del suo collo ondulato è sempre piegata ed il suo sguardo scrutatore cerca nei fondali tenebrosi delle paludi. E dopo innumerevoli anni di pellegrinaggio, il cigno si allontana sempre più visitando grotte e nascondigli inestricabili e, rassicurato del fatto che nessuno potrà interromperlo nella sua meditazione finale, lascia sfuggire un maestoso, un grandioso canto pieno di malinconia e di dolcezza che fa fremere le rocce che lo circondano e per un’ultima volta, nascondendo la testa nel suo piumaggio, sempre immacolato, chiude gli occhi e in un ultimo sospiro, lascia sfuggire il suo spirito, sempre solitario, così plana altrove alla ricerca di chissà quali misteri perduti.
Il cigno dell’arcano simboleggia il saggio che, stanco delle difficoltà e delle prove della vita, si ritira e si concentra su se stesso. Passa in mezzo agli umani, sempre pensieroso e serio. Il suo sguardo profondo resta assente da tutto ciò che lo circonda, nascosto da un velo misterioso, esprime i pensieri interiori e nascosti che lo animano.
La conoscenza e la Gnosi di cui egli è colmo lo portano ad una meditazione profonda. Tutto ciò che lo circonda non lo attrae ed è per questo che cerca continuamente la solitudine.
Il suo spirito è rapito dalle grandezze sublimi; è indifferente a tutto ciò che è al di sotto le sue aspirazioni. Ben presto egli abbandona la società umana e passa attraverso le pianure e le montagne, ricerca nel silenzio e nella solitudine la calma e la pace suprema.
Lì, da solo e raccolto, riceve l’ultima ricompensa per le sue pene. Grazie a delle comunicazioni angeliche, egli riceve gli ultimi segreti concessi agli uomini. Ed una volta illuminato da un raccoglimento supremo, solo e lontano da ogni essere vivente, esala in un ultimo palpito dal suo essere la sua professione di fede in un inno verso il creatore e come il cigno, si spegne. Il suo spirito emancipato da ogni tipo di peso della materia, vola nell’aldilà per il viaggio verso il Grande Ciclo, dove trova i misteri perduti per gli uomini. Pieno di felicità, si accinge a raggiungere il trono di maestro supremo, a là, prosternato, riceve l’incoronazione e la corona che spetta agli eletti.

D. Semelas