SACRIFICIO, SACRILEGIO, SANGUE REALE

Lo spunto per queste riflessioni, dal titolo forse un po’ tetro, mi è stato dato da alcuni scritti, quello che mi propongo è di provare a meditare su alcune realtà che forse si danno per scontate.
Nella storia, spesso, ci imbattiamo in figure eroico mitologiche che superano le barriere del tempo e arrivano fino a noi stereotipate. Nell’antichità, queste figure, potevano essere re, eroi, sacerdoti, guerrieri, tutti dotati di grandi qualità e sempre in comunicazione con le/la divinità. La caratteristica di questi uomini era proprio che superavano i limiti dell’umano fino a trovare qualcuno con cui poter parlare, confrontarsi o scontrarsi: il divino. A causa di questa acquisita predisposizione a comunicare con il mondo archetipale, re, sacerdoti ed eroi erano preposti a presiedere i riti magico-religiosi, chi, infatti, meglio di loro poteva farsi ascoltare dal divino? Essi erano in grado di condannare le vite di molti o salvarle. Purtroppo però, anche se erano re eroi e sacerdoti potenti, erano pur sempre umani e dopo un po’ morivano lasciano l’umanità priva del cavaliere divino, ma il problema non si poneva, già, perché, se vi era discendenza diretta, il figlio, sicuramente, aveva nel sangue quella scintilla divina che il padre si era guadagnato o con la quale era nato. Da questa idea, non certo balzana, la spasmodica ricerca nell’antichità del sangue reale, della discendenza sacra che potesse regnare o officiare riti. Per mantenere il sangue nel nascituro potente, anche la madre doveva appartenere ad una famiglia che potesse vantare sovrani, eroi, nobili o saggi sacerdoti, si arrivò persino a calcolare i quarti di nobiltà, validi anche per essere ammessi in determinati ordini cavallereschi. Ma questi ragionamenti sono poi così astrusi o sono stati mistificati nel tempo?
L’idea dell’ereditarietà non è certo nata con Mendel, già si conosceva il principio che da un uovo più che un pulcino non poteva nascere, il sangue e, perché no, la scintilla divina più o meno grande che in esso circolava, poteva e doveva essere trasmessa. Quindi da un re poteva nascere solo un re, e se re non era allora il figlio del figlio lo sarebbe stato… il sangue non mente, ciò che scorre nella famiglia in famiglia rimane. Se il principio vi sembra esagerato pensate ai riti riservati agli appartenenti ad una famiglia in particolare, mi riferisco ai culti famigliari dei romani: lari, mani e penati. Solo gli appartenenti ad una certa famiglia, che trasmettevano un certo tipo di sangue, potevano eseguire i riti della famiglia, diversamente… beh, svolgere un rito di questo tipo senza essere della famiglia significava compiere sacrilegio e attirare su di se le ire degli spiriti famigliari, forze telluriche che mai avrebbero lasciato vivere sereno il profanatore. Il sangue quindi comportava l’essere adatti a svolgere un rito o no, l’essere ascoltati o meno, se le proprie benedizioni restavano tali o divenivano maledizioni.
Vien quindi da pensare che quando si parla di sacrificio di sangue nei riti s’intendesse offrire in maniera figurata la propria presenza sull’altare, ma si potrebbe anche pensare che la stessa consanguineità non sempre fosse reale, ma simbolica. Ciò a cui sto pensando è che, se di scintilla nel sangue si parla, allora non per forza debba essere trasmessa tramite parto, ma anche tramite un “figliazione” (scusate il gioco di parole) simbolica, in breve sto pensando all’iniziazione. Molti gruppi esoterici e religiosi avevano capito che spesso da un uovo poteva nascere una testa d’uovo, preferirono quindi considerare consanguineo qualcuno che, pur non essendolo, lo diveniva tramite un passaggio di scintilla simbolico che per sempre avrebbe portato nel sangue. Per questo motivo l’iniziazione doveva essere presa sul serio, una volta che si era iniziati lo si era per sempre, nulla poteva cambiare questo. L’iniziazione permetteva all’iniziato di accedere ad un corpus di riti dai quali i profani erano esclusi, aveva un dovere che era quello di non violare mai i riti ed i segreti del culto misterico. Detto questo, ciò non toglie che si avesse agio di osservare i figli degli iniziati per vedere se fossero nati da un uovo o fossero teste d’uovo, questo perché una scintilla è sempre una scintilla, non va mai persa, e questo valeva per la consanguineità così come per l’iniziazione, magari saltava delle generazioni, ma da qualche parte spuntava prima o poi… in breve il messia spunterà dalla famiglia di Davide, ma non chiedetemi come quando ed il suo nome.
Da questo discorso nasce una conseguenza forse un po’ antipatica, ossia che esiste un’élite che può, che ha la scintilla e la plebe dello spirito che è meglio si astenga da tutto o peggio per loro. In effetti sembrerebbe che funzioni così: o ci nasci o lo diventi per iniziazione… una speranza c’è per tutti comunque? Alla luce di quanto detto meglio si comprende il perché molti gruppi esoterici o religiosi hanno costume chiamare gli appartenenti al gruppo stesso “fratello”, di certo non posso dirsi padre o madre, questi nomi spettano ai presunti capostipiti del gruppo/famiglia/ordine; per cugino, zio, nonno e simili non mi soffermerò a spiegare.
Possibile però che tutto si riduca a questo? No, in effetti il segreto del sangue e dell’iniziazione racchiude implicazioni notevoli. Fino a questo punto abbiamo parlato di iniziati, sacerdoti, ma di questi il mondo ne vanta un discreto numero, noi siamo partiti parlando di eroi, re e saggi che sono passati alla storia, di Imoteph ce n’è uno così come di Xango e Gesù. Se l’iniziato racchiude in se una scintilla, queste persone vantano una tale quantità di essenza divina da essere loro stessi divinizzati. Nel loro caso gli iniziati non cercano neppure la discendenza di sangue, ma usano questi uomini divinizzati come archetipi per realizzare un aspetto del divino comprensibile ai più, realizzano dei portali per giungere a Dio.
Diciamo che raramente l’uomo ha un contatto con Dio, ma vi sono figure divinizzate che rappresentano Dio e che grazie a loro l’uomo comprende idee astratte e le raggiunge con semplicità. Fu proprio Gesù a dire che attraverso di lui si poteva raggiungere il regno dei cieli, i culti africani ed egizi sono pieni di questi esempi in cui un dio adorato in realtà altri non era che un grande guerriero o un re del passato, il fedele bene accoglie l’idea di un tale possibile progresso: Dio non è irraggiungibile, possiamo incarnare vaste porzioni della sua essenza fino a diventare noi stessi dei, fino a diventare noi stessi portali per gli altri uomini.
Re, eroi e saggi divinizzati diventano quindi sacri e tutto ciò che li riguarda è mito, tutto diventa sacro. Il loro sangue è un mistero, è essenza stessa che tutto può, diversamente perché l’uomo divino Gesù attraverso il suo sacrificio sanguinante è riuscito a salvare il mondo? Il sacrificio del Dio non è mai del vero unico Dio, ma sempre di un suo aspetto conoscibile, di un suo cavaliere che, sceso in terra, diventa agnus dei… ignis dei.
Se guardiamo alla storia possiamo notare che era pratica comune divinizzare uomini speciali, il candomblè, il vudu e tutte le religioni africane ne sono esempi chiarissimi, la religione degli antichi egizi, lo stesso cristianesimo (di estrazione mediorientale) ha la sua divinizzazione ed il culto speciale che una volta riguardava i santi ha un sapore molto simile dato che ciascuno di loro presiedeva particolari problematiche.
Detto questo rimane una ultimissima implicazione. Perché si divinizzava l’uomo? Rendere culto a qualcosa che ha camminato sulla terra rende tutti i riti in suo onore molto più reali, in breve non ci si attacca più solo ad un’eggregora, ma a qualcosa di ancora vivente sul piano sottile. Diciamolo quante eggregore sono perite col tempo: molte, ma la scintilla divina che spetta all’uomo… quella è eterna, non perisce. I sacerdoti ed i grandi iniziati conoscevano questo e lo sfruttavano, i culti resi a queste persone erano molto più reali, diciamo che funzionavano su più piani e non solo su quello eggregorico. Compiere sacrilegio verso questi culti era veramente molto pericoloso, modificarne i riti… idem
Quanto nel tempo è stato travisato, come il sangue comune sia diventato offerta per gli dei? Perché si è perso il significato vero dell’iniziazione? Quali siano i percorsi per giungere all’illuminazione ed alla propria divinizzazione è ora un vero mistero che esula persino dalle menti dei grandi iniziati.