IL SILENZIO

 

Il silenzio, già per gli alchimisti, era il principio di ogni pratica esoterica e questo non solamente per i neofiti, ma anche per tutti coloro che si apprestavano ad una qualsivoglia opera.
La reale differenza fra il silenzio del neofita e il silenzio di un iniziato è la stessa che passa tra il silenzio della ligua e il silenzio del cuore. Il primo tipo di silenzio è semplicemente il frenare ogni impulso a parlare con chiunque non sia il maestro o “Dio”, restringe l’ego del neofita, lo costringe a parlare con se stesso, a governarsi; attraverso il silenzio si diventa recettivi.
L’elemento al quale gli alchimisti riferivano il silenzio era la terra, essa è per eccellenza recettiva e nasce dall’unione del principio freddo col principio secco o meglio: l’unione
a)del principio cristallizzante, fissatore che si oppone al caldo (principio espansivo) e
b)del principio iniziatore di ogni reazione, ritentore per eccellenza.
Come possiamo vedere questi due principi non sono certo produttori di vita, espansivi, ma piuttosto costruiscono la vita dentro di loro per farla germogliare, non a caso all’elemento terra viene associata la stagione autunno, stagione in cui la natura si riposa.
Gli alchimisti a ben vedere associano all’inizio di ogni opera (anche quella della natura) il silenzio, il riposo, l’azione ritentiva, ciò per arrivare al primo elemento della grande opera: La Prudenza (definita appunto la terra dei filosofi).
Possiamo quindi tranquillamente dire che gli iniziati alchimisti credevano fermamente che l’inizio di ogni opera fosse stare fermi, un atteggiamento molto simile lo avevano i cabalisti “Frena la tua bocca per non parlare e il tuo cuore per non pensare e se il tuo cuore s’invola ritorna al luogo dove è detto LE HAYYOTH CORREVANO IN QUA E IN LA”. Il luogo delle Hayyoth (animali di santità) è Keter, l’aspetto di Dio che rappresenta tutto ciò che deve essere creato, ma non è ancora stato pensato, l’invito quindi è chiaro: riduci il principio al vero principio ossia il nulla. In principio era il verbo ed il verbo era presso Dio o meglio, se il verbo è presso una persona è chiaro che non parla, ma si prepara a farlo (questa è una delle interpretazioni chiaramente).
La prima regola per ogni esoterista che si accinge all’opera è quindi molto semplice da eseguire, ma difficile da comprendere; ciò che si richiede è di fare il nulla dentro di se per far maturare qualcosa in seguito, quella nigredo o putrefazione che elimina le scorie per far sorgere la materia pura.
Sul piano più fisico questo insegnamento si traduce in un comportamento semplice: “sta zitto”, ma sul piano di ciò che si apprende in maniera più sottile si traduce (come dice l’Ambelain e cito) in applicazioni correnti come:
1)il ricordo delle cose passate o memoria
2)la chiarezza di veduta dei principi d’azione
3)la riverenza verso ciò che hanno determinato i più saggi che ci hanno preceduto
4)la sagacità per scoprire ciò che sarebbe impossibile domandare repentinamente agli altri
5)il sano esercizio della ragione applicato ad ogni azione
6)la lungimiranza o la determinazione voluta al momento dell’azione, riguardo alla sostanza di quest’atto
7)la circospezione verso tutto ciò che riguarda il detto atto
8)la precauzione verso tutto ciò che potrà essere d’intralcio a detto risultato.